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Terremoto del Centro Italia del 2016 – la sequenza sismica, i danni principali e la ricostruzione

Nell’anniversario dei sei anni dal terremoto del centro Italia, l’Associazione ISI - Ingegneria Sismica Italiana ricorda il tragico evento con questo articolo che propone tre contributi per aiutare a capirne meglio le caratteristiche sismiche, i danni alle abitazioni che ne sono derivati e la successiva fase di ricostruzione.

Pubbl. il 29 agosto 2022 ore 07:00

L’articolo si divide in tre parti:

  • La prima parte riporta una prefazione a cura del consigliere nazionale ISI ing. Silvia Bonetti sulle caratteristiche dell’evento;
  • La seconda parte ripropone la prima documentazione fotografica di alcuni danni in seguito all’evento, allora prodotta per ISI dall’ing. Andrea Barocci, ora Presidente dell’Associazione e dall’ing. Corrado Prandi, attualmente Coordinatore dei gruppi di lavoro “edifici storici” e “borghi storici”;
  • La terza parte è un estratto dell’intervento dell’Onorevole Giovanni Legnini (commissario straordinario del Governo per la ricostruzione del sisma del 2016) in occasione del convegno organizzato per il decennale dell’Associazione, tenuto a Roma il 14 ottobre 2021 e moderato dal dott. Gianluca Semprini.

 

1. Le caratteristiche del terremoto del 2016 nell’appennino centrale. Una sequenza di oltre 65.000 scosse.

Sono stati oltre 65.800 gli eventi registrati (Fonte ISIDe – Italian Seismogical Instrumental and Parametric Data-Base. Dati aggiornati al 30 aprile 2017 ore 23.59 tempo UTC) sull’Appennino centrale dal 24 agosto 2016 al 30 aprile 2017, articolati su 3 sequenze successive: le forti scosse del 24 agosto 2016, del 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017, a cui possiamo aggiungere gli eventi di magnitudo 5.4 e 5.9 registrati nella serata del 26 ottobre 2016.

https://www.youtube.com/watch?v=UP3AvvxoioY

Gli eventi con magnitudo M ≥ 3 sono 1.128, chiaramente avvertiti dalla popolazione, 70 gli eventi con magnitudo M ≥ 4 e ben 9 le scosse di intensità maggiore di 5.

Non trascurabile il dato relativo agli eventi di magnitudo superiore al 2, attestato a 11.513 al 30 aprile 2017. Si tratta insomma di una delle sequenze sismiche più intense mai registrate, per lo meno per quanto concerne il dato relativo alla sismicità italiana e dell’Appennino nello specifico.

Come si legge dal grafico riportato sotto, relativo all’andamento del numero totale di eventi per Magnitudo 3+ e Magnitudo 4+, l’evoluzione delle sequenza ha subito forti accelerazioni in corrispondenza degli eventi principali del 26/30 ottobre e 18 gennaio; è da notare tuttavia che le 4 forti scosse di magnitudo 5+, registrate il 18 gennaio tra Montereale e Campotosto, pur associate ad un rilascio energetico importante, hanno visto l’incremento di eventi giornalieri riportarsi a livelli normali già entro pochi giorni dai main shocks.

Seguendo l’andamento dell’intera sequenza, come dal grafico riportato sotto, è possibile in realtà distinguere 2 distribuzioni, una prima sviluppata dal 24 agosto e una seconda innescata dagli eventi del 30 ottobre, rimanendo le forti scosse del 26 ottobre e 18 gennaio apparentemente ininfluenti, ovviamente escludendo i giorni immediatamente successivi, indicativamente 7/10 giorni, rispetto al decadimento delle energie dissipate.

Lo stesso meccanismo è leggibile sul grafico che correla per ciascuno dei 65.800 eventi la magnitudo al tempo. Volendo escludere i picchi del 26 ottobre e del 18 gennaio, che non sembrano generare un nuovo sistema, si riconoscono nettamente due sequenze molto intense  in sviluppo. Il dato è estrapolabile anche osservando l’andamento della linea rossa centrale, che interpola i valori della media mobile a 30 giorni. A differenza di quanto avvenuto nei giorni successivi al 30 ottobre infatti, superato il picco giornaliero, riprende l’andamento normale senza variazioni residuali.

Volendo analizzare l’andamento della Magnitudo massima giornaliera (dato dal valore statistico più che sismologico), si nota come gli eventi successivi al 18 gennaio non influiscono in modo rilevante né sulle magnitudo massime dei giorni successivi né sulla media mobile a 7 giorni del dato analizzato.

Nel grafico sotto si riportano le collocazioni degli epicentri rispetto al tempo e alla posizione geografica. È stata scelta la latitudine indicando a destra le principali località interessate.

A valle di ciascun evento principale si assiste ad una distribuzione di epicentri grossomodo posizionata in modo equivalente a nord ed a sud dell’epicentro principale. Gli eventi del 18 gennaio sembrano invece non rispettare il trend, continuando, nei giorni e nelle settimane successive al 18/01, la sequenza sugli epicentri post 30 ottobre con un leggero infittimento a sud, senza interessare le zone poste più a sud di Montereale, quindi le zone del terremoto aquilano del 2009.

A tal proposito si è montato un video che evidenzia la sismicità della zona in 20 anni, dal terremoto Marche Umbria del 1997 al 2017. È davvero interessante notare come gli eventi degli ultimi mesi si collochino andando a chiudere il gap compreso tra le zone interessate nel 1997/98 e il 2009.

https://www.youtube.com/watch?v=5dzprssy46A

 

2. Prima documentazione fotografica dei danni ai fabbricati

In seguito all’evento sismico di Amatrice – Norcia – Valle del Tronto del 24 agosto 2016 e successivi scuotimenti, ISI ha pubblicato una documentazione fotografica con immagini raccolte il 27 e 28 agosto 2016 e messe a disposizione della comunità degli ingegneri e dei tecnici, al fine di poter fare delle proprie considerazioni alla luce dell’osservazione delle stesse. Le immagini sono corredate da brevi note preliminari su quanto osservato, con indicazioni su alcuni collassi e danneggiamenti.

Il documento completo è scaricabile dalla pagina dedicata nel sito web di ISI.

Si riportano di seguito alcune immagini significative di edifici che hanno subito gravi danni e altri che hanno mostrato, al contrario, una buona risposta sismica.

Gli edifici molto danneggiati spesso permettono di riconoscere paramenti murari molto disomogenei nei componenti e rimaneggiati nella geometria, con verosimile incremento degli indebolimenti locali

 

Alcuni edifici storici di maggior pregio non hanno subito danni rilevanti probabilmente per la presenza di murature con elementi lapidei squadrati e minore entità di rimaneggiamenti per il riposizionamento delle aperture

 

I tiranti metallici posizionati con una certa diffusione, hanno dimostrato efficacia nel contenere i ribaltamenti delle murature dotate di sufficiente omogeneità, ma si sono rivelati ininfluenti per contenere azioni su murature disgregate

 

Sempre riconosciuta pregiudizievole l’assenza di diffuse connessioni tra impalcati e murature d’ambito

 

3. La ricostruzione

Si riporta di seguito un estratto dell’intervento dell’Onorevole Giovanni Legnini (commissario straordinario del Governo per la ricostruzione del sisma del 2016) in occasione dell’evento del decennale dell’Associazione ISI tenuto a Roma il 14 ottobre 2021. La trascrizione completa è disponibile nel Volume ISI - Decennale 2011-2021, scaricabile dalla sezione “Documenti” del sito web di ISI o, per gli associati, dall’area riservata del sito web, sezione “Download Documenti”.

Protagoniste sono le zone dell’Italia Centrale, di borghi bellissimi, un enorme patrimonio storico-architettonico. Su questo, visto che anche nel manifesto di ISI si fa un ampio cenno alla mappatura e alla messa in sicurezza dei borghi italiani, che sono la nostra vera ricchezza rispetto al resto del mondo: da una sua visione ampia, per quello che ha potuto vedere dal PNRR, c’è attenzione e soprattutto fondi da investire in questo settore, anche sulla prevenzione di eventuali futuri terremoti?

«Sì, non c’è dubbio, le risorse ci sono sia per quanto riguarda i borghi, ma anche per le ricostruzioni. Da ricordare anche quella del 2009 che ha coinvolto L’Aquila e l’Abruzzo, e che ora è in fase avanzata, ma che deve ancora compiere passi rilevanti. Sul tema delle ricostruzioni possiamo dire con certezza che le misure contenute nel PNRR, rappresentano un momento storico unico. Non c’è mai stata infatti una tale concentrazione di risorse e non possiamo permetterci di sciupare questa rara occasione, che coinvolge una parte non secondaria del nostro territorio nazionale, per conseguire livelli di sicurezza sismica il più elevati possibile.

Per fortuna abbiamo ottenuto uno strumento dedicato sul fondo complementare al PNRR, destinato ai due eventi del Centro Italia “Città e Borghi sicuri, sostenibili e connessi”, tenendo bene a mente ciò che stiamo facendo con le ricostruzioni e ciò che è possibile fare in termini aggiuntivi attraverso le misure del PNRR.

Proprio sui borghi stiamo sperimentando tecniche e procedure ricostruttive molto innovative, attraverso le ordinanze speciali che i professionisti che sono presenti certamente conosceranno».

Fra 10 anni, nel 2031, come immaginiamo le 4 regioni colpite?

«Io spero e sono fiducioso che riusciremo a concludere prima. A supportare la mia convinzione fornisco due dati: nei primi 4 anni post-sismici sono stati autorizzati e finanziati circa 5.000 piccoli cantieri. E sono stati aperti. Nell’ultimo anno, a seguito delle semplificazioni che i professionisti conoscono bene, perché fanno leva sul loro ruolo e sulla loro funzione, ne abbiamo autorizzati 6.000. Cioè abbiamo fatto più dei 4 anni precedenti. Mi spiego meglio: se il ritmo sarà quello dei primi 4 anni non basteranno 10 anni, se il ritmo sarà quello dell’ultimo anno, invece, saranno necessari meno di 10 anni».



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