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Visita del Presidente Sergio Mattarella a Norcia 25 febbraio 2022, un’occasione per guardare alla portata degli interventi legislativi e gli effetti a medio e lungo termine

Un contributo di ISI Associazione Ingegneria Sismica Italiana, a cura dell'ing. Silvia Bonetti, consigliere ISI

Pubbl. il 25 febbraio 2022 ore 12:03

24 febbraio 2022

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto iniziare il proprio mandato con una presenza istituzionale ricca di significato, scegliendo Norcia come prima visita ufficiale del settennato.

 

L’atto del Presidente Mattarella ha sicuramente anche la duplice funzione, accanto all’omaggio alle vittime dei territori colpiti, di sollecitare una veloce ed efficace ricostruzione, che per tutti gli attori della sicurezza va letta come una sollecitazione a promuovere una sensata politica di mitigazione del rischio su tutto il territorio nazionale.

 

La scienza non consente ancora di prevedere quando, dove e come avverrà un terremoto severo nelle nostre città e nei nostri borghi, ma l’ingegneria e la tecnologia consentono di prevederne gli effetti e di gestire il rischio. Va ricordato che, oltre alla salvaguardia della vita umana, gli effetti dei terremoti sul nostro costruito, sulle attività produttive e sui beni culturali e artistici incidono con una spesa quantificabile in 3 miliardi all’anno, conteggiando gli eventi dal terremoto del Belice ad oggi e senza contare i costi della pura emergenza.

 

L’Associazione ISI - Ingegneria Sismica Italiana ha contribuito con funzioni di segreteria tecnica per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per l’incardinamento della Classificazione Sismica dei fabbricati che ha visto poi applicazione nel disposto normativo del Sismabonus, associato alla finanziaria 2017. Occorre ricordare come gli strumenti fiscali, utili per un incentivo di un reale miglioramento sismico delle strutture, per loro natura necessitano di un arco temporale di medio e lungo termine e possono avere effetti solo su periodi di pari lunghezza. È importante quindi che i decisori in primis colgano la portata di strumenti legislativi incardinati chiari, certi e duraturi, per consentire un possibile incremento della sicurezza sismica del nostro paese e perché gli effetti di terremoti severi possano un giorno rimanere nella memoria popolare e non cronaca di attualità.

 

Guardando a Norcia, la città benedettina è il luogo simbolo della crisi sismica che, considerando il solo primo anno, a partire dal 24 agosto 2016, ha visto sequenze con numeri impressionanti. Nella zona che si estende da Pizzoli a Camerino si sono contati ben 82 eventi di Magnitudo superiore al 4, di cui ben 11 con magnitudo superiore al 5, senza contare le migliaia di scosse di magnitudo inferiore, il tutto articolato su 4 zone epicentrali principali, dalla città di Amatrice, alla zona di Visso, a Norcia a zona di Montereale e Capitignano.

 

I numeri non devono, comunque e in nessun modo, trarre in inganno. Se infatti le sequenze testimoniano eventi di importanza e gravità insindacabili, non va dimenticato come i territori dell’Appennino centrale, nella loro storia millenaria, abbiano visto il ripetersi, con periodi di accadimento nemmeno eccessivamente lunghi, di crisi sismiche che hanno influito sulla storia e lo sviluppo dei borghi e delle comunità. Innumerevoli sono le testimonianze e non è raro, leggendo qualche documento o cronaca, imbattersi nella minuziosa elencazione dei danni di qualche rovinoso terremoto.

 

Allo stesso modo non va in nessun modo fatto l’errore di ritenere che i territori sismici rimangano relegati a specifiche località del nostro paese, che si ricordano perché sede di terremoti storici la cui eco è giunta sino a noi. Proprio domani, infatti, cade l’anniversario del fortissimo terremoto di santa Costanza del 25 febbraio 1695, evento di magnitudo stimata pari a 6.5 Mw che colpì violentemente il Veneto e provocò gravi risentimenti macrosismici nelle province di Vicenza, Treviso, Verona, Padova e Venezia con effetti devastanti per l’epoca. È paradossale notare come, mentre la memoria collettiva ha mantenuto per secoli il ricordo del grave evento con una celebrazione nell’ambito della “pietas popolare” (si organizzava una processione votiva a Vicenza sino a pochi anni fa), la normativa sismica fino al 2003 ha limitato l’obbligo di progettazione per azioni sismiche a pochi comuni della regione.

 

 

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