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09-2-2022 Terremoto in Provincia di Reggio Emilia

Nel tardo pomeriggio-sera del 9 febbraio 2022, in pianura padana, sono avvenute due scosse sismiche di media intensità (M=4 e M=4.3) con epicentri localizzati fra Correggio e Bagnolo in Piano in provincia di Reggio E., con ipocentri localizzati da INGV a profondità rispettivamente di 7 e 6 Km.

Pubbl. il 15 febbraio 2022 ore 11:16

A queste sono seguite altre repliche di intensità minore (M=2,2/2,7), definite non propriamente “di assestamento”.

Non si sono registrati danni a persone o cose; le verifiche ingegneristiche eseguite immediatamente dopo le scosse, su strutture pubbliche dei comuni interessati e limitrofi, hanno dato esito negativo.

Alcune testate di giornali locali hanno così titolato:

“Forti scosse… Torna la paura, le persone sono scese in strada, alcuni non sono ancora rientrati…”

La paura citata dai giornalisti è sicuramente legata al ricordo, ancora ben presente, della crisi sismica emiliana del maggio 2012, ma anche del meno recente evento che colpì le stesse zone di Correggio-Bagnolo in P., il 15 ottobre 1996.

La magnitudo del terremoto del ’96 fu Mw=5,38, provocò diffusi danni, soprattutto a edifici antichi, con caduta di comignoli, cornicioni e fregi. Morirono anche due persone, ma per cause cardiache, non strettamente legate a crolli dovute alle scosse.

Alla scossa principale del 15-10-96, seguì uno sciame sismico che proseguì fino a dicembre dello stesso anno, con altre 4 scosse più rilevanti (Mw=3,63/4,29) e una serie (circa 30-40) di scosse minori o definite strumentali con Mw≤3,5.

Nella stessa area, negli anni immediatamente successivi, si registrarono altre scosse di terremoto, in maggio 1997 con magnitudo Mw=3,68, in febbraio 1998 Mw=3.93 e in giugno 2000 Mw=4,4.

Il 9 febbraio c.a., si è quindi “risvegliata” la stessa zona sismogenetica, nella pianura reggiana, che costituisce uno degli scenari sismo-dinamici sepolti, nella pianura padana, “similare” della più complessa ed estesa struttura, conosciuta come “Dorsale Ferrarese”.

Tale Dorsale (responsabile della crisi sismica del 2012) interessa il sottosuolo profondo della pianura da Ferrara sino a Mirandola-Novi nel modenese, costituendo la terminazione delle formazioni rocciose appenniniche, che si immergono sotto i sedimenti alluvionali della pianura padana.

Nella figura esposta, tratta dal sito INGV, è evidenziata con una stella la posizione dell’evento del 9-02-22, mentre con cerchietti blu piccoli le diffuse scosse con M>= 2.5, nell’intervallo temporale dal 1985 al 2020. Sono ben individuabili le strutture che hanno generato i terremoti della crisi simica padana del 2012 e quello avvenuto in provincia di Reggio E. del 09-2-22.

Sarebbe quindi auspicabile che si diffondesse la conoscenza che, a grandi profondità in pianura padana emiliana, esistono complesse strutture rocciose, che geologicamente hanno “ogni tanto” necessità di “muoversi”, poiché soggette alle ingenti spinte o forze tettoniche (orogenesi).

Gli Appennini e le Alpi sono infatti il risultato di questa orogenesi.

Anche se emotivamente risulta stressante, il manifestarsi di brevi e non intensi eventi sismici, paradossalmente, dovrebbe “tranquillizzare”.

Le “Sorgenti sismogenetiche”, in seguito alle spinte orogenetiche, accumulano energia e ad un certo punto possono poi sprigionarla, tramite una o più scosse di terremoto (definibili “principali” quelle a maggior magnitudo), seguite in genere (secondo statistica sismologica) da altre di entità/intensità inferiore.

Dovremmo quindi preoccuparci maggiormente quando queste strutture sismiche, per lunghi intervalli temporali (30-40 anni o più) non si “risvegliano”, rimanendo in fase “silente”, perché in questo modo si accumula una maggior quantità di energia orogenetica, che prima o poi necessariamente dovrà liberarsi, tramite un terremoto di intensità maggiore.

A tutt’oggi purtroppo, non si è ancora in grado di prevedere dove e quando si possono manifestare i movimenti tellurici.

Le attuali conoscenze geologiche, la storia degli eventi sismici avvenuti in passato, nonché le moderne mappe di pericolosità sismica elaborate da approfonditi studi del INGV confermano che gran parte dell’Italia è geologicamente “sismica” (a parte la Sardegna e la porzione meridionale della Puglia).

La consapevolezza che viviamo in un paese soggetto a sismicità dovrebbe oramai essersi formata, ma la paura dei cittadini evocata dagli articoli giornalistici trova origine, probabilmente, dai ricordi dei disastri per imponenti eventi sismici avvenuti nella nostra penisola, sin dal 1908 con il terremoto di Messina (80.000 morti), nel 1915 ad Avezzano (32.000 morti), 1968 Belice (370 morti), 1976 Friuli (965 morti), 1980 Irpinia (2750 morti), 1997 Assisi (12 morti), 2002 Molise (29 morti), 2009 Aquila (330 morti) e l’ultima recente crisi sismica emiliana del 2012 con 12 morti.

Non è possibile quindi ‘gestire’ l’energia “orogenetica”, che genera le scosse sismiche, ma oggi, grazie agli studi e progressi scientifici compiuti dalla sismologia, è possibile conoscere le caratteristiche di ogni singola sorgente sismogenetica e la storia dei maggiori terremoti storici avvenuti.

Contestualmente, tramite le attuali ed avanzate tecniche dell’Ingegneria sismica, è possibile realizzare strutture in grado di resistere ai moti sussultori ed ondulatori, generati da una “scossa “di terremoto.

I morti degli eventi sismici prima citati sono quindi imputabili, più che all’eccezionalità od all’intensità della manifestazione sismica (seppur molto importante), all’inadeguatezza sismica del patrimonio edilizio di quegli anni.

Adottando tecniche costruttive, secondo le attuali norme ANTISISMICHE e adeguando o migliorando sismicamente gli edifici esistenti/storici, è possibile “mettere in sicurezza” il nostro patrimonio edilizio.

In tal modo la popolazione sarebbe consapevole, durante il verificarsi di una scossa di terremoto, di vivere in un edificio sismicamente “sicuro”.

Solo così, fra qualche anno, dopo una scossa di terremoto, i giornali potranno forse riportare questi titoli:

               “Scossa sismica avvenuta oggi in loc. ……… timore fra i cittadini. Nessun danno a strutture e/o a persone…….….Le normali attività sono già riprese.”

 

Dr. Geol. Riccardo Triches



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