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Previsione di danno in caso di sisma – Stime della Protezione Civile

Se confrontata con il resto del mondo, la sismicità del territorio italiano non è tra le maggiori. La pericolosità sismica del nostro paese può infatti considerarsi medio-alta nel contesto mediterraneo e addirittura modesta rispetto ad altre zone del pianeta. Tuttavia, rispetto agli altri Paesi, il rapporto tra danni riportati ed energia rilasciata nel corso degli eventi sismici è molto elevato. Ad esempio, il terremoto di Umbria e Marche del 1997 ha prodotto un quadro di danneggiamento (circa 10 miliardi di Euro di danno economico e circa 32.000 di senza tetto) confrontabile con quello riscontrato a seguito del terremoto di Loma Prieta (Baia di San Francisco, CA) del 1989 (14.5 miliardi di Dollari), malgrado fosse caratterizzato da un’energia circa 30 volte inferiore. Ciò è dovuto principalmente all’elevata densità abitativa e alla notevole vulnerabilità del nostro patrimonio edilizio.

Pubbl. il 01 ottobre 2014 ore 00:34

I dati ufficiali di un rapporto della Protezione Civile evidenziano ancora una volta l’elevato rischio sismico a cui è esposto il nostro paese. "L'Espresso" ha potuto consultare la banca dati del dipartimento della Protezione Civile con cui viene pianificata l'emergenza in caso di terremoto. Migliaia di schede riservate e aggiornate periodicamente, una per ogni Comune con tutti i numeri necessari a valutare gli effetti di un sisma e predisporre così i soccorsi.

Numero di crolli, case inagibili, abitazioni danneggiate, percentuale dei crolli sul totale e così via. La stima include anche il fattore umano cioè, la stima sulle persone che in futuro potrebbero essere coinvolte, cioè il totale di morti e feriti nel caso di un “forte” terremoto (per ogni zona in base alla pericolosità), sono agghiaccianti: 161.829 a Catania, 111.622 a Messina, 84.559 a Reggio Calabria, 45.991 a Catanzaro, 31.858 a Benevento, 19.053 a Potenza, 73.539 a Foggia, 24.016 a Campobasso, 20.683 a Rieti. Nemmeno Roma verrebbe risparmiata con 6.907 abitanti sotto le macerie. A Verona sarebbero 7.601, a Belluno 17.520, a Brescia 5.224. Anche Milano dovrebbe organizzare le ricerche e il soccorso di 962 persone travolte dai crolli e l'assistenza a 26.400 senza tetto. Vanno poi sommati gli effetti nei paesi e nelle città vicine, aggravando così il bilancio del disastro. Tali dati sono la prova di quanto tempo si sia sprecato per la prevenzione: non solo dalle scosse dell'Emilia, o dalla tragedia dell'Aquila nel 2009, ma anche dal terremoto dell'Irpinia il 23 novembre 1980. Tuttavia, ancora più importante, tali dati sono la prova di quanto sia importante investire per ridurre la vulnerabilità sismica dei nostri fabbricati e rendere più sicuro il nostro paese.

 

METODI DI VALUTAZIONE. La banca dati, di cui "l'Espresso" pubblica uno stralcio, è da anni sfruttata dalla Protezione Civile. È stata realizzata da un gruppo di lavoro del Servizio Sismico Nazionale. Gli effetti del terremoto vengono calcolati sul patrimonio edilizio attuale della città presa in considerazione. Il calcolo tiene conto di parametri locali come la densità degli abitanti, la vulnerabilità degli edifici in base all'anno e al materiale di costruzione, l'altezza dei palazzi e tutto quanto la Protezione Civile aggiorna nel S.I.G.E., il Sistema Informatico di Gestione delle Emergenze. Ogni scheda offre tre scenari: terremoti di intensità più bassa (maggiore probabilità che si verifichino nell'arco di 50 anni), media e forte (corrispondenti alla massima intensità storica registrata in quel luogo). L'intensità massima registrata ovviamente varia da comune a comune, dipendendo dall'attività sismica della zona circostante. Gli "Scenari di danno comunali" così ottenuti sono comunque approssimati, basandosi su un calcolo statistico. La qualità delle costruzioni è un'altra variabile decisiva. Per la statistica un condominio in cemento armato costruito nel 2010 dovrebbe avere una buona capacità antisismica. Nella pratica molto dipende dal tipo di suolo, dalla qualità del cemento usato, dall'eventuale sovrapposizione di più onde sismiche durante il terremoto. E soprattutto dalla professionalità di progettisti e costruttori. Per questo gli stessi scenari di danno, nel loro range di variabilità della stima, ipotizzano anche conseguenze più gravi, considerandole però meno probabili.
 
IL PESO SUI CONTI. Viaggiare lungo l'Italia dei terremoti è un altro tuffo nel Paese delle occasioni perse. Secondo un rapporto dell'ufficio studi della Camera, dal 1968 al 2009 la gestione dell'emergenza e la ricostruzione in Italia sono costate 135 miliardi di euro, con valori monetari Istat attualizzati al 2008. Di questi, 92 miliardi sono stati stanziati dallo Stato. Gli effetti sui conti pubblici si sentono ancora. Per il terremoto del Belice in Sicilia (1968), gli impegni di spesa finanziati da leggi e decreti termineranno nel 2018. Per l'Irpinia (1980), nel 2020. Per le Marche e l'Umbria (1997), nel 2024. Per il Molise (2002), nel 2023. Per l'Abruzzo (2009), nel 2033. Soltanto per il Friuli (1976) il capitolo ricostruzione è stato definitivamente archiviato, ma gli stanziamenti hanno impegnato lo Stato fino al 2006.
 
PREVENZIONE. Se confrontiamo il database riservato della Protezione Civile con la media mondiale, finiamo direttamente tra i Paesi arretrati. Ipotizzando un sisma di magnitudo 7 nell'Appennino meridionale, si prevedono fino a 11.000 morti e più di 15.000 feriti. La media mondiale per un sisma di quel livello si ferma a 6.500 morti e 20.500 feriti. In Giappone a 50 morti e 250 feriti. La grande differenza nei numeri tra Italia e Giappone è chiaramente dovuta alle tecniche di costruzione impiegate e agli investimenti nella prevenzione.
Durante l’anniversario del sisma del 1997 svoltosi a Foligno il 26 e 27 Settembre, il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli ha elogiato il lavoro svolto dalla Regione Umbria per quanto riguarda la ricostruzione post sismica. Lo stesso prefetto Gabrielli ha voluto sottolineare l'importanza della collaborazione tra tutti i livelli istituzionali. Una collaborazione che proprio in circostanza di eventi sismici o di grandi calamità naturali è fondamentale affinché si possa garantire una maggiore efficacia, soprattutto per la gestione delle fasi di emergenza: "un sistema di protezione civile è di qualità grazie a cittadini consapevoli, ma anche a amministratori pubblici sensibili. E qui, in Umbria – ha aggiunto Gabrielli - la Protezione civile rappresenta una vera eccellenza. Così come rappresentano una eccellenza le ‘buone pratiche' maturate in Umbria all'indomani del sisma del 1997, sia nella fase di ricostruzione che di organizzazione del proprio sistema di protezione civile. Ed è questo che l'Umbria ha esportato in Emilia Romagna". Infatti, la Regione Umbria, in collaborazione con i diversi Comuni interessati nell’opera di ricostruzione, ha organizzato una serie di eventi finalizzati soprattutto a mettere a disposizione di altre realtà il proprio patrimonio di conoscenze, esperienze e professionalità maturate in occasione della consistente opera di ricostruzione di edifici privati e pubblici, distrutti dal terremoto.
Tuttavia, sebbene sia indispensabile ricorrere ai ripari in alcuni casi, la prevenzione sismica dovrebbe essere sempre la priorità. E’ bene infatti ricordare le parole di Gabrielli, in una recente intervista ha commentato: “ho notato sempre grande sensibilità sulle risorse da destinare agli esiti di eventi calamitosi, essenzialmente risarcimento dei danni che negli ultimi anni hanno riguardato oltre l’80 per cento delle somme erogate. Mai per una seria politica di messa in sicurezza dei territori”.
 
Fonti:
 
Quanti morti se arriva il sisma” dell’Espresso di Fabrizio Gatti.


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