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Percezione della pericolosità sismica in Italia

Nel 2015 l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali (IRPPS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS) ha condotto un’indagine su come la pericolosità sismica sia percepita dalla popolazione. Lo studio è stato finanziato del Dipartimento della protezione Civile (DPC) ed ha coinvolto un campione statistico nazionale di oltre 4mila persone.

Pubbl. il 01 agosto 2016 ore 00:23

Il 41,3% della popolazione del nostro paese vive in zone sismiche con elevata pericolosità, tuttavia come spiega Massimo Crescimbene, ricercatore dell’INGV e coordinatore dello studio, “solo 6 italiani su 100 hanno una percezione adeguata del pericolo presente sul territorio”.
 
Lo studio si è basato su di un questionario nel quale il punteggio 1 indica il valore di percezione più basso mentre il punteggio 7 indica il massimo. I risultati mostrano che la percezione della pericolosità sismica nel nostro Paese è in media di 3,24, con differenze non significative, da un punto di vista statistico, tra le regioni del Nord (3,20), del Centro (3,39) e del Sud e Isole (3,70).
 
“Questi punteggi sono estremamente bassi se si considera che nella scala utilizzata per il questionario il valore 4 rappresenta il punteggio che divide i valori in bassi (minori di 4) e alti (maggiori di 4) ma soprattutto, ed è il dato più critico, i valori medi registrati da parte di cittadini residenti in zone più e meno pericolose non si discostano sufficientemente tra loro (rispettivamente 3,03 e 3,53), dove nelle aree più pericolose ci si sarebbe aspettato un punteggio medio superiore a 5,50”, aggiunge Crescimbene.
 
L’indagine “Risk Perception and Communication” ha fornito, inoltre, informazioni importanti per promuovere campagne di riduzione del rischio sismico e progetti educativi.
“Sul totale degli intervistati (N=4.012)”, prosegue Crescimbene, “appena il 6% ritiene di essere bene informato sui terremoti e il 33% abbastanza informato, mentre il 38% pensa di essere informato in modo superficiale e il 23% di non esserlo affatto. Il medium più utilizzato per avere informazioni è la televisione (37%) seguito dai giornali (22%) e dal web (21%),Protezione Civile (7%) Enti di Ricerca ed Università (2%), Regioni, Province e Comuni (4%), Libri (4%) il restante 3% riceve informazioni da amici, familiari ed associazioni di volontariato.
 
Occorre infine rilevare che meno del 5% degli intervistati ha partecipato personalmente a un’iniziativa per la riduzione del rischio sismico: tra questi, quasi tutti hanno sottolineato un forte coinvolgimento e interesse”.“In base ai risultati dell’indagine”, conclude Crescimbene, “possiamo affermare che nel nostro Paese appaiono quanto mai fondamentali campagne di informazione sulla riduzione del rischio sismico, come “Io non rischio Terremoto” promossa e realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), INGV, ANPAS e Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, in accordo con le Regioni e i Comuni interessati. È inoltre indispensabile trasformare i progetti educativi realizzati in questi ultimi anni nelle scuole (ad esempio il Progetto EDURISK ) in programmi permanenti, per dare vita a una generazione di cittadini più informata, consapevole e attivamente coinvolta nella riduzione dei rischi naturali”.
 
Fonte: INGV
 
 


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